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#136729 - 16/12/2014 17:53 Considerazioni sulla qualità delle Università italiane
Ben Nevis Offline
Junior Member

Registered: 16/12/2014
Post: 2
Sono uno studente di Pisa ormai prossimo a conseguire una laurea triennale in Scienze Geologiche. Dopo due anni e mezzo di studio mi pento amaramente di essermi iscritto in questo corso di laurea.

Limitando la validità delle mie affermazioni a quello che ho esperito a Pisa, la cosa che mi ha colpito più di ogni altra sono le caratteristiche mostrate dallo studente medio che viene attratto dal corso di Geologia.

Per la maggior parte (letteralmente un buon 98%) si tratta di persone immature (sia dal punto di vista umano che 'lavorativo'), prive della voglia di sacrificarsi per conseguire un titolo di studio e, fondamentalmente, altamente disinteressate verso tutto ciò che le circonda.

Dicendolo con pochi giri di parole, il Dipartimento di Scienze della Terra di Pisa sembra un coacervo di persone che hanno scelto Geologia come ripiego: odiano le materie matematico-fisiche, ma ancor di più odiano qualsiasi tipo di ragionamento, odiano sforzare la mente per assoribre anche il più basilare concetto geologico (che pure ve ne sarebbero, e in discreta quantità). Odiano usare i loro neuroni, o quantomeno ne sono altamente incapaci. Lo studente medio di Geologia cerca una materia priva di matematica e fisica, facile da portare a termine, che non richieda particolari impegni. Oltretutto una discreta quantità di iscritti proviene da altri corsi di laurea, a rimarcare il concetto di 'ripiego'.

Da ciò cosa ne consegue? Che, per quanto concerne le mie impressioni, i miei professori si sono piegati di fronte a questo dato di fatto e, invece di mantenere un certo livello nella complessità degli insegnamenti (complessità che va di pari passo alla qualità), si sono ridotti a semplificare le loro materie e a renderle sempre più banali e... sciocche, stupide e cretine.

Io diventerò Geologo, ma tutte le mie conoscenze si baseranno su nozioni basilari la cui utilità (sia lavorativa che intellettuale) è, nel migliore dei casi, del tutto superflua. Diventare Geologo, a Pisa, vuol dire imaparare mnemonicamente una miriade di termini senza potervi agganciare nessun concetto, nessun ragionamento, senza sentire il piacere di capire, smuovere i neuroni ed elevarsi culturalmente. La Geologia si dice che sia una scienza ma, per come l'ho studiata io, è un mero compendio di informazioni inutili e poco più. Uno studio degradante per la dignità di una persona.

Una conferma mi è stata data dalle parole di un professore ordinario, ormai prossimo alla pensione e in attività da quarant'anni. Egli, dopo aver bocciato un mio compagno di corso in sede d'esame, ha asserito che "ormai, questo dipartimento è diventato un po' così". Parole che alimentano i miei sospetti circa la decadenza di questo settore disciplinare. Due mie amiche, laureate in Fisica e iscritte a Geofisica, hanno dato l'esame di Fondamenti di Geologia, il cui titolare è anche presidente del corso in Scienze Geologiche, nonché professore ordinario. A fine esame, egli ha proferito: 'Dovevamo aspettare due Fisiche per farci raccontare la Geologia in maniera decente'. Parole che coronano un fallimento obbrobrioso e indicibile.

E al termine di questi studi, peraltro estremamente insoddisfacenti, mi rendo conto di aver buttato al vento 3 anni della mia vita. Un piccolo barlume di speranza giace nella possibilità di iscrivermi a Geofisica e, dato che almeno metà dei professori sono Fisici, spero di poter entrare in una nuova dimensione.

Al termine di questi pensieri, che riassumono una situazione che io vivo con estrema sofferenza, mi chiedo infine: ma la Geologia, veramente, cos'è? Che lavoro fanno i Geologi, di cosa si occupano? Esiste la possibilità che un giorno possa sfruttare questo pezzo di carta per guadagnarmi un dignitoso pezzo di pane? Anche se questo pezzo di carta è stato nutrito con studi di infima qualità?

Ma ancora di più sono rammaricato dal fatto che tutti questi studi non mi hanno reso una persona migliore. Non hanno elevato il mio intelletto, non hanno ampliato i miei orizzonti culturali. Dopo due anni e mezzo di studi, comprendo che una laurea in Lettere sarebbe stata più gratificante e 'salutare'. È inutile contraddire il fatto che la Geologia sia una scienza dedita allo studio della natura, ma per come mi è stata propinata diventa una scienza puramente descrittiva.

Lì c'è un sasso fatto così, lì c'è un minerale fatto cosà. Punto.

Chiedo a chiunque sia di passaggio da queste parti se può regalarmi qualche parola di speranza in merito alla mia triste situazione. La situazione di un ragazzo che, sperando di trovare un corso di laurea serio, si è imbastito in studi inutili e degradanti e che gli hanno rubato tre anni di vita. In realtà fin dall'inizio del secondo anno ho cominciato a nutrire i primi sospetti e, ad inizio del terzo anno, ho ricevuto la loro totale conferma. Mi pento amaramente di non essermi accorto in tempo a cosa stavo andando incontro.


Edited by Ben Nevis (16/12/2014 21:06)

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#136732 - 17/12/2014 12:44 Re: Considerazioni sulla qualità delle Università italiane [Re: Ben Nevis]
Vorlicek Offline
Member
****

Registered: 26/04/2000
Post: 1215
Loc: Este, Veneto, Italy
Mi sembra un analisi alquanto amara.
Non posso ormai fare riscontri affidabili , sono stato espulso dall'accademia (con l'ulmita Gelmini) ormai tre anni fà per cui non ho più il polso reale della situazione ma frequento ancora (per stage e minicorsi, nonchè tesi di laure) ed efftivamente vedo ragazzi (e ragazze) meno ricettivi e/o attivi, ma la descrizione sopra fatta non mi sembra rispecchi la realtà che conosco (Padova)

Pier -Andrea
_________________________
"laudato si mi signore
per sora nostra acqua
tanto umile et preziosa et casta" S. Francesco d'Assisi

Vorlicek Pier - Andrea
Phd in applied geology
Post doc in hydrogeology
vorlicek@libero.it

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#136739 - 18/12/2014 09:54 Re: Considerazioni sulla qualità delle Università italiane [Re: Ben Nevis]
Forren Offline
Member
****

Registered: 27/06/2002
Post: 656
Forse è una visione un po' troppo pessimistica, tuttavia devo dire che anch'io ebbi molte di queste impressione quand'ero studente a Napoli, 20 anni fa. Non tutti gli studenti di geologia sono così, ma una buona parte sì: molti scelgono per l'appunto geologia perché "c'è poca matematica, fisica e chimica", perché la vedono come una materia semplice e puramente descrittiva. Parecchi, almeno ai miei tempi, erano studenti che dopo uno-due anni di ingegneria o altre facoltà scientifiche ripiegavano su geologia, essendo rimasti bloccati con gli esami. La colpa per me non è dei soli studenti, ma anche e soprattutto dei docenti, che, in parte si limitano a fare programmi obsoleti, sempre gli stessi da 30 anni, senza alcun collegamento con le richieste del mondo lavorativo, in parte lasciano deliberatamente che le cose vadano così, addirittura semplificando i corsi sempre più e regalando esami a chiunque, per la semplice paura che le immatricolazioni calino ulteriormente. Beh, il risultato è che la geologia in Italia sta scadendo sempre più, sia come insegnamento, sia come professione, sia come ricerca. Io a suo tempo, ero considerato uno dei migliori della facoltà, ma in realtà ero semplicemente uno che studiava seriamente come chiunque dovrebbe, non certo un genio. Mi sono laureato con 110 e lode, poi ho fatto un dottorato, poi due master, eppure alla tenera età di 44 anni mi sto rendendo conto di non essere affatto competitivo, nè in Italia né all'estero, e questo grazie sia alla mediocre preparazione fornita dall'università italiana, sia alla quasi totale mancanza di disponibilità, da parte di colleghi e studi già avviati, di far fare esperienza ai neolaureati. In sintesi consiglio vivamente a Ben Nevis di cambiare a Fisica, con indirizzo geologico, o magari a Ingegneria ambientale. O sei proprio vuoi continuare con la geologia fatti un MSc o un PhD all'estero, lì le cose cambiano completamente.

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#136757 - 19/12/2014 19:49 Re: Considerazioni sulla qualità delle Università italiane [Re: Forren]
Ben Nevis Offline
Junior Member

Registered: 16/12/2014
Post: 2
Originariamente inviato da: Forren
Io a suo tempo, ero considerato uno dei migliori della facoltà, ma in realtà ero semplicemente uno che studiava seriamente come chiunque dovrebbe, non certo un genio.


Anche io vivo una situazione simile. Dal punto di vista dei miei compagni di corso sono considerato un genio (parola che mi è stata proferita direttamente svariate volte) ma in realtà l'unica cosa che faccio è di dedicare tre-quattro ore al giorno allo studio.

Cercherò di rimediare il rimediabile. Se riuscissi in qualche modo a laurearmi in Geofisica in un anno piuttosto che due (ho iniziato a studiare già da adesso, sperando di riuscire nell'impossibile impresa) spero di trovarmi un lavoro e potermi pagare il proseguimento degli studi. Senza rappresentare un peso per i miei genitori.

E alla fine poco importa dove andrò, l'importante sarà trovare un Corso di Laurea degno di tal nome, dove si studia e ci si evolve per davvero. Non sono mai stato un genio, nonostante le considerazioni dei miei compagni di studio, e di sicuro i miei voti in un altro tipo di facoltà diminuiranno notevolemente, ma è pur sempre meglio avere voti bassi in materie spiegate seriamente piuttosto che voti alti in materie rese fasulle solo per permettere un maggiore numero di immatricolazioni.

Forse la mia descrizione lascia trasparire troppo pessimismo. Comunque sia, la situazione non è bella. Per niente.
E mi dispiace soprattutto perché vedo l'attività di Geologo come una professione seria e dignitosa, ma rovinata da un sistema di istruzione davvero poco efficiente.

Come mai in un paese abitato da vulcani, terremoti, frane, grandi catene montuose, centri geotermici e sede di antica ma intensiva attività mineraria, la geologia è così mal vista? Nel migliore dei casi viene completamente ignorata. Ogni volta che mi presento a qualcuno e gli dico che studio geologia ricevo sguardi poco convincenti. Per non dire di peggio. Scusate il pessismo, mi è difficile essere altrimenti in questo periodo.





Edited by Ben Nevis (19/12/2014 19:53)

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#137132 - 28/01/2015 10:08 Re: Considerazioni sulla qualità delle Università italiane [Re: Ben Nevis]
morena Offline
Member

Registered: 12/05/2011
Post: 270
Loc: Milano
Anche quando mi laureai io, geologia (Milano) era effettivamente la facoltà con meno esami e solo uno di matematica, per cui molti arrivavano solo per questo.
C'è però da dire che non si parlava ancora di "mercato", di "produzione" (di laureati) e di concorrenza fra facoltà, quindi non c'era la "corsa al ribasso". Nel giro di un anno, massimo due, l'ambiente selezionava queste "faune", il numero di studenti crollava drasticamente, e le possibilità di approfondire le proprie conoscenze a contatto con docenti e ricercatori aumentava (ci si conosceva tutti, più o meno, e i prof svolgevano tanta didattica con gli studenti, proprio perché erano pochi).
Ecco, questa dimensione selettiva si è persa sicuramente.

C'è anche da dire che si faceva tanto "terreno", che non è da tutti, e il geologo si qualificava non tanto per sapere a memoria testi o liste di nomi, ma per l'aver acquisito quella "sensibilità" al territorio e ai suoi processi che solo può esser data dall'esperienza diretta degli stessi.
Non siamo una scienza esatta, e si possono conoscere tutte le formule matematiche e i parametri meccanici di un cubetto di roccia, ma se, in un'area dove si richiede di costruire, non si sa "beccare" a colpo d'occhio o a istinto quali siano le magagne nascoste (insomma, diciamoceo, i parametri per una formula risolutiva sono troppi, e un terreno che sta muovendosi si fa prima a riconoscerlo direttamente, e a predisporre di conseguenza le dovute analisi mirate e precisamente collocate), difficilmente si va troppo lontano.

Anche questa dimensione si sta un po' perdendo. Si lavora in laboratorio, con Santa Matematica, modelli e simulazioni, però poi vedo, sul lavoro, relazioni tecniche che palesemente copiano autori precedenti senza comprenderli, giusto per fare un po' di "inquadramento", per poi sciorinare una serie di indagini di rito, ma posizionate secondo protocolli standard che col contesto nulla hanno a che vedere. D'aòtra parte, la parola d'ordine è sempre "si costruisca", quindi questo tipo di geologo "di facciata" ha sempre un suo mercato, anzi...

Detto questo, devi però tenere conto anche ch sono cambiati gli studenti. Cioè, no, sono cambiate le scuole primarie e secondarie che li accompagnano verso l'università. Per esperienza diretta, noto che, a fronte di un gruppuscolo di persone interessate - che amano più che "studiare" approfondire i problemi e capirli, e che per istinto si pongono domande e creano collegamenti fra le nozioni apprese - aumenta sempre più una pletora di "prodotti della scuola secondaria" completamente appiattiti negli interessi e soprattutto nella capacità di muoversi autonomamente, di "nuotare" fra le materie di studio. E questo non solo a Geologia.
A Lettere è il medesimo spianto. Arrivano da scuole generiche, che non hanno dato le basi, e nemmeno il metodo. Si pretende infatti di far fare ai ragazzini i grandi collegamenti interdisciplinari, presentando spesso "casi" preconfezionati, quando invece mancano le basi, i saperi minimi per poter "lavorare". Mi spiego: prima di lavorare su un collegamento interdisciplinare fra espansione romana e impatto ambientale (argomento wsentito trattare da figli di conoscenti), occorre imparare la storia, sapere bene le tappe della romanizzazione, e avere nozioni di botanica e di ecologia degli ambienti padani in cui i suddetti romani si sono espansi. Insomma, i mattoni per costruire un ragionamento, che poi, eventualmente andrebbe lasciato sviluppare al ragazzo. Invece si propone il ragionamento già fatto e finito, lo studente lo impara a memoria, ovviamente non saprà replicarlo in un altro contesto (quindi di fatto non ha imparato a ragionare e a farsi delle domande, perché per lui se le sono fatte e predigerite i docenti), e in sovrappiù non avrà nemmeno acquisito le nozioni base necessarie per qualsiasi elaborazione futura.
Questo è.

Arrivi a Lettere e c'è gente che affronta il mondo classico senza aver mai letto nemmeno il riassunto dell'Odissea, senza conoscere un elemento della cultura che studia. Ho visto studiare storia dell'arte confondendosi fra divinità, e tutta l'arte classica o quasi è rappresentazione di miti, spesso criptica e fondata su precise iconografie. E svolgere un programma di geografia storica senza saper consultare un atlante o sapere dove sia l'Egeo...

Insomma, il panorama è desolante ovunque si guardi, e l acolpa non è solo dell'Università.
Che, sì, si adegua e non forza la mano... però, se oggiun docente pretendesse quello che si pretendeva venti anni fa, probabilmente nessuno passerebbe un esame che sia uno.

Questa la constatazione, dopo anni di navigazione lungo il limite fra la terraferma didattica e il mare della professione.

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#147969 - 26/01/2023 20:21 Re: Considerazioni sulla qualità delle Università italiane [Re: Ben Nevis]
Lore123 Offline
Junior Member

Registered: 18/06/2022
Post: 2
Originariamente inviato da: Ben Nevis
Dicendolo con pochi giri di parole, il Dipartimento di Scienze della Terra di Pisa sembra un coacervo di persone che hanno scelto Geologia come ripiego: odiano le materie matematico-fisiche, ma ancor di più odiano qualsiasi tipo di ragionamento, odiano sforzare la mente per assoribre anche il più basilare concetto geologico (che pure ve ne sarebbero, e in discreta quantità). Odiano usare i loro neuroni, o quantomeno ne sono altamente incapaci. Lo studente medio di Geologia cerca una materia priva di matematica e fisica, facile da portare a termine, che non richieda particolari impegni. Oltretutto una discreta quantità di iscritti proviene da altri corsi di laurea, a rimarcare il concetto di 'ripiego'.
Da ciò cosa ne consegue? Che, per quanto concerne le mie impressioni, i miei professori si sono piegati di fronte a questo dato di fatto e, invece di mantenere un certo livello nella complessità degli insegnamenti (complessità che va di pari passo alla qualità), si sono ridotti a semplificare le loro materie e a renderle sempre più banali e... sciocche, stupide e cretine.


Sembra l'identikit del mio ex dipartimento.
Gli ultimi anni per me sono stati orrendi. Gente superficiale, il cui solo interesse era gozzovigliare e ubriacarsi, oltre a cercare di fare i lecchini coi docenti per cercare di ottenere qualche tipo di favore (probabilmente lavorativo in un qualche studio?) con i professori che puntualmente se ne stavano alla larga.
Ma anche alcuni docenti non erano da meno. Altezzosi, superbi, con una gran puzza sotto il naso e che in alcuni casi si sono ridotti a fare gli alcolizzati tutta la notte assieme agli studenti altrettanto ubriaconi.
Non ultimo per importanza voglio ricordare un simpaticissimo studente (lo avrei ucciso) che, dopo aver prestato la mia macchina al loro gruppo per una escursione di una settimana ed averli scarrozzati avanti e indietro non si è neppure degnato di darmi indietro i soldi della benzina e, quanbdo siamo arrivati a casa, mi ha dato una pacca allo sportello posteriore della macchina che a momenti mi rompe il finestrino.

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