Ogni tanto riesco a dare uno sguardo alla recente letteratura sui valori caratteristici.
Ho notato che, circa il 5° percentile da usare nella situazione di 'piccole' fondazione, non sono tutti d'accordo con Frank et al. e con bond & Harris.
Ossia, i commentatori degli eurocodici si basano non sul 5° percentile, ma sull'incertezza dello stesso mediante il metodo predittivo che risulta essere molto conservativo, come abbiamo commentato nei posts precedenti.
Questo concetto non è intuitivo ed altri autori interpretano letteralmente la nota del paragrafo 2.4.2.5 (11) dell'EC7., ad esempio Hicks, 2013, coem 5° percentile della sottostante distribuzione (del campione) e basta.
http://books.google.it/books?id=IB_vAgAA...cal&f=falseRimane il fatto che Frank et al. e Bond & HArris sono attualmente i due riferimenti autorevoli ed è difficile non ricadere in questo spinto conservativismo, anche citando altri autori.
In Francia le linee guida ufficiali consigliano di ricorrere al giudizio tecnico preferibilmente e di tralasciare i valori caratteristici (Nonostante Frank, il primo autore dell commentario all'EC7, sia francese...).
La logica dell'intervallo predittivo è accennata (con rimando ad opportuno link) nel mio sintetico 'primer' sui valori caratteristici:
http://nuke.mccoy.it/Characteristicvalues/tabid/58/Default.aspx