Giusppe
Si apparentemente e' cosi. Ma bisogna anche soffermarsi a considerare alcuni aspetti.
1) Io ho scritto l'articolo facendo ampio riferimento alla possibilita'/necessita' di formarsi all'estero. Ma io stesso ho speso il 70% della mia carriera in Italia. Anche ora il mio roster FIFO mi permette di passare 10 giorni al mese in Italia.
2) Ancora adesso, dopo un epoca di intensa deindustrializzazione (tuttora in corso), esistono in Italia societa' minerarie attive a livello internazionale. Se si esclude l'ENI, esistono diverse realta' attive soprattutto nel campo dei minerali industriali.
3) Il problema e' l'universita'. La mancanza di una formazione adeguata. Se vogliamo paragonare l'Italia a un paese di simile stazza, chiediti come mai l'Inghilterra ha mantenuto scuole minerarie di prestigio, come la Camborne School of Mines, e altre, nonostante le miniere in UK siano chuse da tempo (...a dire la verita' qualcuna sta riaprendo proprio ora). La risposta sta nel riconoscimento della strategicita' delle risorse minerarie. Certo: il tutto facilitato dall'esistenza di un network/mercato del lavoro anglosassone che unisce inglesi a australiani, canadesi....e cosi via.
Il discorso e' lungo e ora non ho tempo. Ma ritornero' sull'argomento
G