Maurizio e quanti altri sono interessati al discorso,
le informazioni sull'interasse di travi parallele sono tratte dal libro di Braja Das:
"Shallow foundations: bearing capacity and settlements", CRC press, 1999
Il libro sta acquistando crescente popolarità nell'ambiente geotecnico internazionale, l'ho ordinato ad amazon.com
La distanza citata si riferisce all'interazione riguardante la capacità portante, ed è tratta da esperimenti di laboratorio. A distanza sufficientemente vicina (non precisamente specificata) per effetto arco le due fondazioni si comportano come una sola (e qui la griglia diventerebbe platea agli effetti della verifica).
Per quanto attiene al "volume di terreno collaborante al cedimento" quello che mi viene in mente è quanto segue:campo di sollecitazioni causato dalle fondazioni viene visualizzato, nella sua componente verticale, con i ben noti "bulbi di pressione". Se proviamo a immaginare il campo di sollecitazioni verticali al di sotto di una griglia avremo:
1-caso di griglia flessibile, "bulbi" concentrati nei punti nodali e terminanti dove la trave si flette distaccandosi dal terreno.
2-caso di griglia rigida dove i "bulbi" si sviluppano lateralmente secondo l'asse delle travi.
La coalescenza e sovrapposizione laterale dei bulbi per distanze ravvicinate può avvenire soprattutto in griglie rigide, ma effetti appena significativi si hanno con interassi piuttosto piccoli (2.8 m per B=0.7 m, phi=32° e carico netto = 180 KPa).
Correggetemi se sbaglio.
In quanto alle verifiche da effettuare,rimuginando sono arrivato alle seguenti conclusioni (preliminari e soggette a verifica da parte vostra).
Capacità portante: In una griglia di travi rovesce la singola trave deve superare la resistenza delle potenziali superfici di taglio ma anche la resistenza vincolare degli elementi normali alla trave, che impediscono lo spostamento; ipotizzando che lo spostamento non sia simultaneo in tutto il reticolo (caso del tutto improbabile a causa della disomogeneità dei carichi e del terreno)basterebbe applicare un fattore correttivo che incrementi la capacità portante rispetto a quella di una trave non vincolata. Non sono a conoscenza di studi specifici nel merito. Personalmente, applicherei formule meno conservative di quella di Hansen (ad es., Meyerhof o Chen) compensando in tal modo la presenza del vincolo.
Nei cedimenti, vale lo stesso discorso: lo spostamento verticale viene "frenato" in parte dai vincoli, fino ad arrivare ad un equilibrio statico tra cedimenti e sollecitazioni al taglio della struttura, ed eventuale rottura della stessa in casi estremi. Per piccoli interassi è anche necessario sovrapporre i campi derivanti dai singoli elementi di travi. Temo che una soluzione accurata necessiti di applicativi specifici.
Le considerazioni di cui sopra sono semplificate e devo ancora affrontare il problema a dovere, se qualcuno ha altre idee questo è un argomento molto interessante ma poco trattato.
saluti a tutti e scusate la lunghezza della replica.
