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Ciao Gianni, piacere il mio nome è Giuseppe. Ho appena scaricato il tuo file relativo l'analisi della liquefazione mediante inserimento dei dati scaturiti dall'analisi granulometrica.
Avevi per caso aperto un topic nel quale spiegavi l'utilizzo del programma? eventualmente potresti mandarmi qualcosa in merito o spiegarmi l'utilizzo?
Ti ringrazio anticipatamente.
Giuseppe

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Ciao Mcgoy. Sei per caso in possesso di un foglio di calcolo mediante il quale è possibile confrontare la curva granulometrica di laboratorio con quella suscttibile di liquefazione da normativa??
Grazie mille anticipatamente!!

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provo a riaprire la discussione per un approccio più volgare
qual'è la vostra interpretazione della norma per l'esclusione da verifica a liquefazione in base alla granulometria?
capisco che si possa lavorar meglio e che in fondo in genere fare una verifica non è poi così gravoso... però...
vorrei capire cosa vuol dire la norma in modo abbastanza netto
1-la condizione di base è che il terreno sia monogranulare quindi se ho un ampio range di granulometrie non è liquefacibile? è un riferimento alla norma o è conoscenza geotecnica?
2- la monogranularità è una valutazione del geologo o esiste un range di riferimento?
3-in riferimento ai fusi delle ntc, è escludibile dalla verifica un qualsiasi terreno che esca anche solo un poco dall'intervallo proposto (che poi tornerebbe con il terreno monogranulare del punto 1)? oppure c'è una percentuale che deve essere superata? mi sembra che la norma romagnola indichi dei valori di riferimento mentre le ntc sono più generiche

scusate la grossolanità dell'approccio ma vorrei capire cosa dice la norma e solo dopo farci sopra le opportune valutazioni
grazie
M2

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Citazione
1-la condizione di base è che il terreno sia monogranulare quindi se ho un ampio range di granulometrie non è liquefacibile?

Masare2, però, non sono riuscito a trovare dove è scritto nelle NTC2018 che il terreno deve essere monogranulare. Nella figura 7.11.1 (fusi granulometrici suscettibili di amplificazione) il grafico a) riporta il campo di liquefazione quando Uc<3.5, mentre nel grafico b), dove la regione di liquefazione comprende un più ampio range di granulometrie, Uc>3.5

Citazione
2- la monogranularità è una valutazione del geologo o esiste un range di riferimento?

Di nuovo, la definizione di monogranularità mi è sfuggita, dove è scritta?

Citazione
3-in riferimento ai fusi delle ntc, è escludibile dalla verifica un qualsiasi terreno che esca anche solo un poco dall'intervallo proposto (che poi tornerebbe con il terreno monogranulare del punto 1)? oppure c'è una percentuale che deve essere superata? mi sembra che la norma romagnola indichi dei valori di riferimento mentre le ntc sono più generiche

La tua è una legittima domanda che la legge lascia senza risposta. Di quanto deve uscire dall'intervallo liquefacibile una curva granulometrica per essere classificabile come appartenente ad un terreno suscettibile di liquefazione? Di pochissimo, di poco, di tanto... Non viene specificato. Non conosco la norma romagnola, ma un riferimento valido per il territorio nazionale potrebbe essere il volume del CNR altrove citato.

Io però dico subito che il volume non ci è di molto aiuto, anzi amplia considerevolmente la regione di possibile liquefazione. Da utilizzare solo con opere a budget molto elevato o che richiedono particolare cautela.

Esistono comunque delle prassi consolidate:

Frazione di fine (FC) superiore al 20% con indice di plasticità (IP) > 10: Questo criterio deriva da studi e ricerche della comunità scientifica internazionale, in particolare dal lavoro di ricercatori come Seed, Idriss e Youd. Tali studi hanno dimostrato che la presenza di una quantità sufficiente di materiale coesivo e plastico (limi e argille) aumenta la resistenza del terreno alla liquefazione, anche in presenza di sollecitazioni sismiche. Questo criterio viene spesso utilizzato come pre-screening per escludere la verifica di liquefazione in terreni a granulometria mista, ed è recepito in molte linee guida di microzonazione sismica a livello regionale o in documenti tecnici di riferimento.

Frazione di fine (FC) ≥ 35%: Questo è un altro criterio ampiamente accettato, spesso basato sul presupposto che con una percentuale così elevata di fini, il terreno acquisisce un comportamento meccanico più coesivo e meno granulare, riducendo significativamente la sua suscettibilità alla liquefazione.

Che riporto in fretta ma di cui devono essere ricercate le fonti, da citare se utilizziamo questi criteri.

L'argomento è interessante per una interrogazione come si deve alle AI, ma questa deve essere molto specifica, allegando i grafici NTC2018 e prendendo il tempo necessario a configurare il prompt in maniera adatta, appena posso mi ci dedico.


"Data speak for themselves" -Reverend Thomas Bayes 1702-1761
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la condizione di monogranularità l'avevo letta qui nel forum
i punti della norma romagnola li avevo letti qui ma riguardando ora vedo che è una norma del 2015, quindi probabilmente superata dalle ntc2018, anche se mi sembrava più chiara e riprendeva le fonti che hai citato tu credo, infatti considera l'esclusione per terreni con

Frazione di fine , FC, superiore al 20%, con indice di plasticità IP>10%;
FC ≥35% e resistenza (N1)60>20 oppure qc1N>95 oppure VS1>200 m/s;
FC ≤5% e resistenza (N1)60>25 oppure qc1N>160 oppure VS1>220 m/s

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Masare2
la condizione di monogranularità l'avevo letta qui nel forum
i punti della norma romagnola li avevo letti qui ma riguardando ora vedo che è una norma del 2015, quindi probabilmente superata dalle ntc2018, anche se mi sembrava più chiara e riprendeva le fonti che hai citato tu credo, infatti considera l'esclusione per terreni con

Frazione di fine , FC, superiore al 20%, con indice di plasticità IP>10%;
FC ≥35% e resistenza (N1)60>20 oppure qc1N>95 oppure VS1>200 m/s;
FC ≤5% e resistenza (N1)60>25 oppure qc1N>160 oppure VS1>220 m/s

Non ricordo di avere mai letto di questa monogranularità, probabilmente si riferisce alla caratteristica di 'sabbie pulite' come riferimento per terreni liquefacibili. Però le regioni di liquefazione nei grafici specificano in maniera quantitativa i tipi di terreni liquefacibili e non.

Al di fuori dell'Emilia Romagna, governa la normativa nazionale, però il volume del CNR sulla liquefazione (Amoroso et al., 2024) costituisce comunque un valido riferimento, anche se probabilmente non vincolante dato che, come abbiamo discusso (è una mia ipotesi, ci vorrebbe un giurista per confermarla), il ministero non ha emesso l'elenco della documentazione che integra le prescrizioni delle NTC2018 e relativa Circolare.

Ultima modifica di mccoy; 04/10/2025 19:49.

"Data speak for themselves" -Reverend Thomas Bayes 1702-1761
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Questa cosa mi manda al manicomio da anni...
La norma c'è, e in altri passaggi è abbastanza precisa...ma qui bisogna andare a interpretazione personale!
Se da un lato condivido l'approccio cautelativo di verificare sempre, dall'altro un cliente potrebbe non voler spendere in più (magari chiamando un collega più scaltro) per indagare un terreno limoso argilloso che tanto "non liquefa"
Boh...

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Masare2
Questa cosa mi manda al manicomio da anni...
La norma c'è, e in altri passaggi è abbastanza precisa...ma qui bisogna andare a interpretazione personale!
Se da un lato condivido l'approccio cautelativo di verificare sempre, dall'altro un cliente potrebbe non voler spendere in più (magari chiamando un collega più scaltro) per indagare un terreno limoso argilloso che tanto "non liquefa"
Boh...

Senza cedere alla facile tentazione di innervosirsi, si può semplicemente procedere applicando il buon senso tecnico.
Se la nostra curva granulometrica è compresa in gran parte nella regione di liquefazione ma evidenzia una percentuale non trascurabile di materiale fine al di fuori della regione di liquefazione, tale da fare insorgere un dubbio di non-liquefazione, allora potremmo aiutarci con le regole che hai citato della FC e dell'IP.

Caso opposto, se la nostra curva sconfina nel materiale ghiaioso e secondo le NTC non è liquefacibile, ciò nonostante sappiamo che fenomeni di liquefazione in ghiaie sono documentati, per esempio in Nuova Zelanda.
Presumo però che si tratti di ghiaie in matrice sabbiosa sciolta, per cui qui siamo proprio nel regno della verifica tramite Vs. I dati li abbiamo quasi sempre, data l'ormai obbligatorietà della geofisica, per cui l'analisi può richiedere un po' di tempo ma è prudente farla.

I colleghi più scaltri potrebbero trovarsi nei guai in futuro. Questi colleghi esibiscono un certo appetito per il rischio. Può darsi che i colleghi effettuino un'analisi probabilistica e accettino una bassa probabilità di deleteria liquefazione in futuro. Certamente lo fanno inconsciamente. Per piccole strutture OK, copre comunque l'assicurazione, per grandi strutture l'analisi probabilistica andrebbe rivista.


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Il problema per i termini ghiaiosi credo che possa essere molteplice:
- campionamento di quantità sufficienti per eseguire le analisi granulometriche
- difficoltà di campionamento sottofalda
- difficoltà di procedere (o voler procedere) con le CPTU

appunto, questo sarebbe il regno delle verifiche con le Vs


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